
Paranoia (
παράνοια, “follia,) è un termine usato storicamente con diverse sfumature di significato, ad oggi non più incluso nella terminologia internazionale ufficiale relativa alle patologie mentali, essendo stato sostituito dal concetto più generale di Disturbo Delirante. Tale esclusione è stata recentemente confermata dal DSM-5, mettendo la parola fine su un fenomeno a lungo descritto dai padri della psichiatria, primo tra tutti Emil Kraepelin che introdusse il termine nella psichiatria moderna nel XIX secolo. Kraepelin impiegò il termine per descrivere ogni tipo di disturbo caratterizzato solo o soprattutto dalla presenza di un sistema di credenze illusorie, deviate, che in quanto tali alterano la percezione della realtà del paziente. In particolare, Kraepelin indicava come “paranoia pura” una condizione patologica caratterizzata dall’adesione a un sistema di credenze illusorio, senza alcun apparente deterioramento delle altre facoltà intellettuali, a prescindere dal fatto che tali credenze avessero o meno a che vedere con un complesso di persecuzione. La psicopatologia fenomenologica ha da sempre guardato all’origine del fenomeno cercando di esplorare la struttura dell’identità umana e la relazione tra identità e ipseità. Il problema è ontologico, ed è proprio il problema del “crollo” che il paranoico avverte e che si traduce in un vissuto di estrema vicinanza agli altri. Da qui, con Charbonneau, e prendendo le mosse da A. Tatossian e P. Ricoeur, si arriva alla “fuga nelle altezze” che richiede di modificare i rapporti di evidenze, debordando nel delirio.
Durante il corso, dedicato ai giovani psichiatri, verranno approfondite tutte le tematiche inerenti la fenomenologia della paranoia, mediante i contributi di alcuni tra i maggiori psicopatologi italiani. L’obiettivo e di riportare la paranoia al centro del dibattito psicopatologico inerente la psicosi, in contrasto con le attuali tendenze che hanno escluso questo fenomeno dai trattati classici e dai sistemi classificatori.