NOTA STAMPA SOCIETÀ ITALIANA DI PSICHIATRIA
Roma, domenica 23 aprile 2023 – “In soli due mesi, a Lodi, a Chioggia e – proprio ieri – Pisa, sono avvenute aggressioni violentissime a medici e operatori di psichiatria. Due nei pronto soccorso e l’ultima all’uscita del reparto dell’Ospedale Santa Chiara dove una nostra collega psichiatra, la dottoressa Barbara Capovani, è in fin di vita. Come Società Italiana di Psichiatria non possiamo che essere profondamente addolorati per quanto accaduto alla collega. Oltre alla solidarietà mia personale e di tutta la Società Italiana di Psichiatria alla famiglia e ai colleghi di Pisa, non possiamo non lanciare un allarme che riguarda la nostra sicurezza, di medici e operatori, nei dipartimenti di psichiatria e in generale nelle strutture ospedaliere. Ogni giorno riceviamo decine di segnalazioni di fatti minori ma non per questo meno importanti. Non si tratta di episodi isolati, ma più che quotidiani, quasi orari. La psichiatria, secondo i dati Anaao-Assomed è la branca della medicina più colpita da questi episodi (il 34%), seguita dai pronto soccorso (20%). Ma nessun operatore sanitario ne è esente. Inoltre, molti episodi minori non vengono segnalati mentre dovrebbero essere identificati come ‘eventi sentinella’. Episodi che pongono la questione enorme della sicurezza degli operatori”.
Lo dichiarano la presidente SIP Emi Bondi (direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo) e la presidente eletta SIP, Liliana Dell’Osso (Direttore della clinica psichiatrica dell’Università di Pisa).
“Il problema della collaborazione delle forze dell’ordine e in generale della sicurezza sui luoghi di lavoro non riguarda infatti solo la (imprescindibile) incolumità degli operatori. Impatta anche sul loro modo di lavorare e riguarda in generale anche il mandato della psichiatria. Perché se gli operatori sanno di poter essere tutelati in caso di necessità, riescono a lavorare meglio”.
“In relazione al mandato della psichiatria, noi possiamo eventualmente gestire con le cure i processi alla base dell’aggressività, qualora questi fossero correlati a patologie, ma non siamo in grado di difenderci dalle violenze. C’è una legge di pochi anni fa (L 14/08/2020 n 113) secondo cui ‘al fine di prevenire episodi di aggressione e di violenza, le strutture presso cui opera il personale prevedono nei propri piani per la sicurezza misure volte a stipulare specifici protocolli operativi con le forze di polizia per garantire il loro tempestivo intervento’. Protocolli, nella nostra esperienza, difficili da sottoscrivere e da attuare. Serve dunque un intervento concreto a livello Parlamentare e delle Regioni. Servono inoltre investimenti nella sanità in termini di capitale umano, e strutture adeguate. I tagli delle risorse e di personale degli ultimi 2 decenni, come il Covid ha messo in evidenza, hanno ridotto all’estremo i servizi sanitari pubblici che fanno sempre più fatica a rispondere e intercettare precocemente i bisogni dei pazienti, trovandosi a gestire poi situazioni emergenziali molto gravi”, conclude la SIP.
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Carlo Buffoli
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