Con la socializzazione si previene il deterioramento cognitivo La mancanza di stimoli peggiora il decorso di altre patologie Federico Mereta “Una telefonata allunga la vita” recitava un messaggio pubblicitario di qualche anno fa. Perché anche a distanza, un gesto (con le necessarie parole) di vicinanza rappresenta un elemento che può davvero far sentire meglio. Anche e soprattutto sul versante psicologico, in particolare nella terza età.
Ci sono le prove. Vengono da quanto accaduto nel periodo dell’isolamento legato alle prime fasi della pandemia da Covid-19, quando soprattutto per gli anziani il rischio di sentirsi soli e di veder peggiorare un’eventuale tendenza all’umore cupo e alla depressione erano ai massimi. Proprio in questa fase, infatti, nel Regno Unito c’è stato uno studio di telemedicina che ha dimostrato il valore della chiamata, con successiva chiacchierata approfondita.
La ricerca, come testimonia la pubblicazione apparsa su Lancet Health Longevity, ha dato risultati davvero importanti. Grazie ad un’assistenza psicologica strutturata, ma erogata solamente per via telefonica per un periodo di otto settimane, c’è stato un pesante riscontro (in positivo) sul fronte della solitudine sul fronte emotivo. Il calo della percezione di solitudine delle persone raggiunte attraverso la chiamata è stato del 21%. Un risultato importante.
Lo studio, come riporta una nota dell’Università di York, è stato condotto dagli esperti dello stesso ateneo insieme a studiosi della Hull York Medical School e del Tees, Esk and Wear Valleys NHS Foundation Trust. La ricerca ha per nome Basi1+ (Behavioral Activation in Social Isolation) ed ha preso il via dopo la pandemia del 2020. Ha preso in esame persone over-65 con patologie croniche, in 26 diversi siti del Regno Unito. La ricerca è stata coordinata da Simon Gilbody ed David Ekers del Tees, Esk and Wear Valleys NHS Foundation Trust.
Lo stesso Gilbody ha dichiarato: «Ora sappiamo che la solitudine è dannosa per la salute quanto fumare 15 sigarette al giorno e che la depressione è un killer silenzioso. Tutti noi che abbiamo lavorato allo studio Basil+ avevamo genitori e parenti anziani che si sono isolati socialmente durante il blocco» .
«La solitudine e la mancanza di socializzazione sono fattori negativi per la salute psichica in tutte le età della vita, in particolare nelle persone anziane – commenta Emi Bondi, presidente della Società Italiana di Psichiatria e direttore del dipartimento di salute mentale dell’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Per questi motivi sono tra i principali fattori di rischio per l’insorgenza di depressione, che, come sappiamo, può peggiorare anche il decorso di qualunque altra patologia organica associata. La socializzazione inoltre è un importante fattore di prevenzione del deterioramento cognitivo, che si accentua con la mancanza di stimoli sociali e con l’isolamento».
La telemedicina, anche attraverso una semplice telefonata, può diventare insomma uno strumento di prevenzione. E può segnalare l’importanza di mantenere un contatto, anche non fisico, con persone che per patologia o per condizioni sociali si trovano ad imboccare il tunnel della solitudine, con conseguenti ricadute sullo stato psicologico. Così, il contatto con un operatore che sa cosa proporre e come “accompagnare” la persona, attraverso appuntamenti fissi e definiti, può diventare un ottimo strumento di prevenzione contro il “male di vivere”.
«Il contatto telefonico regolare con il paziente, la dove non è sempre possibile quello di persona, si è dimostrato essere, per gli operatori dei servizi di psichiatria, anche un importante strumento per verificare e stimolare la corretta assunzione delle terapie e per promuovere stili di vita corretta, nonché un’importante possibilità di intercettare precocemente l’insorgenza o il peggioramento di qualunque quadro clinico presente».
In questo senso non sottovalutiamo l’importanza delle nuove tecnologie e dell’essere “presente” in rete per l’anziano. È basilare tenere viva la curiosità culturale nella terza età. Così si migliorano le prestazioni cognitive e si mantiene “giovane” il cervello, stimolando l’attenzione, la memoria, la percezione. Inoltre l’uso della rete riduce i sintomi di ansia, stress e depressione ed è un valido aiuto nel creare “reti di supporto” per gli anziani con disabilità che avrebbero altrimenti relazioni sociali molto limitate.