L’appello dopo l’aggressione al carcere di Montorio (VR). La Sezione Veneta della Società Italiana di Psichiatria (PsiVe) esprime solidarietà al collega aggredito presso il carcere di Verona e ribadisce l’importanza della cultura della prevenzione.
Lo scorso 21 agosto, all’interno dell’Articolazione Tutela Salute Mentale regionale, un piccolo reparto psichiatrico dedicato ai detenuti con disturbi mentali presso il carcere di Montorio (Verona), si è verificata un’aggressione di un detenuto con disturbi mentali dopo un TSO ai danni di uno psichiatra dell’Azienda Universitaria Ospedaliera Integrata di Verona. Solo l’intervento tempestivo degli agenti della polizia penitenziaria (che, purtroppo, al momento dell’aggressione, non si trovavano nel luogo in cui questa è avvenuta) ha scongiurato conseguenze peggiori. Uno dei tanti, più o meno gravi, che ogni giorno vengono subiti dai medici e dagli operatori della salute mentale, in Veneto come in Italia. Basti pensare all’omicidio della psichiatra Barbara Capovani a Pisa dello scorso aprile.
“L’evento evidenzia, in generale, la necessità di rivedere e rafforzare le misure di sicurezza nei contesti dove gli operatori della salute mentale lavorano e, in particolare, solleva interrogativi preoccupanti sulle misure di sicurezza adottate all’interno del carcere di Montorio – spiega la Sezione Veneta della Società Italiana di Psichiatria (PsiVe) –. È imprescindibile che le istituzioni pubbliche si impegnino a garantire un ambiente di lavoro sicuro, affinché i professionisti possano continuare a svolgere il loro compito senza mettere a repentaglio la propria incolumità”.
“Come Società scientifica – aggiunge Emi Bondi, presidente nazionale SIP – non possiamo fare a meno di segnalare anche questo ennesimo episodio di violenza a carico di operatori, lasciati soli a gestire situazioni pericolose di aggressività nonché le difficoltà che un sistema come quello pubblico della salute mentale, stremato da tagli delle risorse e in carenza drammatica di personale, affronta nel venir chiamato a supplire carenze dei percorsi nelle carceri e le inadempienze nonché le incongruenze che la legge 81 ha determinato nella gestione dei pazienti autori di reato”.
“È necessario un impegno concreto da parte dei decisori politici e degli amministratori delle istituzioni pubbliche coinvolte (come l’ospedale, il carcere e l’ASL) per implementare misure volte a prevenire eventi simili in futuro – prosegue la PsiVe –. La Sezione Veneta della Società Italiana di Psichiatria (PsiVe), esprimendo la sua solidarietà al collega aggredito, sottolinea con vigore la necessità di promuovere la cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro e di prevenire aggressioni al personale sanitario”.
Comunicato stampa – Venezia, 28 agosto 2023
Ufficio stampa SIP
Carlo Buffoli
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