La presidente Liliana Dell’Osso è intervenuta in questi giorni due volte: sulle colonne del Corriere della Sera su un tema etico di grande importanza: il fine vita in ambito psichiatrico, e sul Riformista, con una intervista di Anna Germoni sul sistema salute mentale.
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Dal momento che nessuna malattia psichiatrica è irreversibile grazie alle cure farmacologiche e psicoterapiche attuali, il dibattito sull’eutanasia in ambito psichiatrico ci pare anacronistico, frutto di pregiudizio e ignoranza, oltre che eticamente e mediaticamente pericoloso perché può minare in alcuni la fiducia nelle cure. Nei casi in cui gli psichiatri sono chiamati a valutare la legittimità della richiesta di suicido di un paziente terminale, con o senza disturbi psichici, oppure di un paziente psichiatrico, la situazione è opposta alla giustificazione a priori del diritto al suicidio. Infatti qui si pone la questione di quali evidenze scientifiche, di quali procedure professionali, di quali criteri deontologici possano sollevare lo psichiatra dall’esprimere un’opinione che, in ultima analisi, finisce per essere del tutto individuale e soggettiva.
Link articolo interi Corriere: Il fine vita in ambito psichiatrico | Corriere.it
Liliana dell’Osso è intervenuta anche sul Riformista
Salute mentale, l’appello degli psichiatri: “Il sistema in crisi nega al paziente le giuste cure”
La professoressa Liliana Dell’Osso, presidente dell’associazione psichiatri italiani e numero 55 della Top Italian Scientist, Clinical Sciences che include tutti gli scienziati italiani nel mondo, su questo delicatissimo tema interviene così: «Le riflessioni contenute in questa lettera gettano luce sulle attuali condizioni della psichiatria italiana, descritte attraverso lo sguardo obiettivo e sincero di un giovane immerso nella quotidiana pratica clinica dei servizi territoriali. Sono informazioni preziose, che restituiscono il quadro di un sistema in crisi, come testimoniato dal fatto che sempre più spesso i nostri psichiatri neospecialisti scelgano di operare nella sanità privata, rinunciando per la propria salute fisica e mentale a svolgere la professione nei servizi pubblici, ormai in via di spopolamento».
«La psichiatria del 2024 – continua la scienziata – non è infatti, per nulla, sovrapponibile a quella che ispirò le riflessioni basagliane. Il progresso, soprattutto in ambito farmacologico, ha consentito un superamento delle antiche sfide, ma nuove problematiche, ancora non del tutto illuminate dalla conoscenza scientifica, hanno già valicato le porte di pronti soccorsi, centri di salute mentale e spdc, imponendo una gestione complessa e spesso insostenibile. Disturbi del neurosviluppo, sindrome di hikikomori, disturbi alimentari multiformi, quadri associati a nuove sostanze psicoattive: alcuni esempi di un panorama complesso e in costante evoluzione, così come la società nel quale è inserito», e «viene meno, come sottolineato accoratamente dal giovane collega, la possibilità di prestare al paziente le giuste cure, la cui qualità, d’altronde, non può prescindere dal benessere psicofisico di chi le presta».
Link articolo intero: Salute mentale, l’appello degli psichiatri: “Il sistema in crisi nega al paziente le giuste cure” (ilriformista.it)