«La legge Basaglia resta rivoluzionaria» ma oggi «il Paese è cambiato e ha bisogno di nuova organizzazione dei servizi di salute mentale». E soprattutto ha bisogno di risorse, oggi sotto al 3% del fondo sanitario, e di investimenti nel capitale umano perché «la carenza di personale è drammatica e rischia di far crollare l’intero sistema pubblico». È l’allarme che arriva dalla Società Italiana di Psichiatria alla vigilia del quarantacinquesimo anniversario della Legge 180 che, nel 1978, portò alla chiusura dei manicomi. Cambiamenti sociali, nuove patologie mentali, le conseguenze della pandemia, la mancanza di personale, il sovraccarico delle Rems e, come ha evidenziato l’omicidio di Barbara Capovani, psichiatra a Pisa, il crescente problema della sicurezza degli operatori: «tutto questo richiede aggiornamenti», spiega la presidente della Sip, Emi Bondi.
Per ricordare la legge Basaglia sabato 13 novembre è prevista un’anteprima speciale, sul canale Youtube della rivista PsychiatryOnline Italia di “Caffè e Psichiatria”. Ospite la presidente SIP Emi Bondi. Il programma di interviste sarà poi in onda dal 15 maggio, dal lunedì al giovedì alle 8,30 per tutto l’anno.
«Oggi – sottolinea Emi Bondi – è cambiata l’utenza che si rivolge ai servizi pubblici. Solo il 20-25% ha disturbi psicotici e bipolari , depressivi o d’ansia, mentre sono aumentati i disturbi di personalità, da uso di stupefacenti e quelli del neurosviluppo come Adhd e autismo». Di pari passo, «l’enorme aumento degli invii ai Servizi Psichiatrici degli autori di reato sta spostando i problemi irrisolti» delle carceri alle Rems ed alle altre strutture del Dipartimento di Salute Mentale».
È enorme anche il problema della sicurezza degli operatori. «Sia all’interno delle strutture, sia nelle fasi di gestione dei pazienti in crisi acute all’interno del pronto soccorso, sia in tutte le strutture su cui convergono gli autori di reato con disturbo mentale grave – spiega la presidente Bondi – che vedono oggi nella REMS l’unico riferimento normativo, peraltro già ampiamente sature da anni in assenza di una politica di adeguamento delle carceri per i soggetti, pur portatori di disturbo mentale, che lì devono e possono stare con Servizi interni funzionali e diversificati per esigenze cliniche e di controllo sociale».
Per questo, «servono ingenti investimenti nella salute mentale, per colmare la carenza di personale a tutti i livelli. È fondamentale un adeguamento stabile dei fondi in una misura non inferiore all’8-9% del fondo sanitario, come in altri paesi europei. Oggi siamo sotto il 3%». Altrimenti sarà impossibile garantire il servizio ai pazienti ma anche la sicurezza degli operatori «sia all’interno delle strutture, sia al pronto soccorso».