La Residenzialità Psichiatrica da tempo è diventata un inevitabile banco di prova non solo per gli operatori dei Servizi Psichiatrici chiamati a dare risposte per curare e gestire la malattia mentale, ma anche per la collettività tutta e per chi si occupa di programmazione sanitaria. Il lavoro nelle residenze psichiatriche si sviluppa ogni giorno dal confronto, dalle opportunità di lavoro di gruppo, dalla duttilità ad affrontare problemi complessi e dalla capacità creativa di trovare risorse, sia nel gruppo dei pazienti che in quello degli operatori. A 40 anni dall’approvazione della Legge 180, la SIP Sezione Ligure e l’Ordine dei Medici di Savona promuovono un convegno finalizzato a fare il punto sulla residenzialità psichiatrica. Il superamento degli Ospedali Psichiatrici ha infatti generato soluzioni ed esperienze con caratteristiche disomogenee sul territorio nazionale. Tuttavia, tali esperienze hanno consentito l’elaborazione e il consolidamento di pratiche di indiscussa validità scientifica ed etica. Come noto, le strutture residenziali psichiatriche, nell’ambito delle direttive regionali e aziendali, operano sulla base di linee guida clinico-assistenziali, validate dalla comunità scientifica nazionale e internazionale, contenute nel documento sulle strutture residenziali psichiatriche secondo il Piano Nazionale di Azioni per la Salute Mentale, su cui è stato sancito un accordo nella Conferenza Unificata del 24 gennaio 2013. Il Convegno intende offrire uno spazio di riflessione e di confronto attivo tra esperienze diverse, finalizzato all’analisi di proposte e sviluppi innovativi. Ai percorsi di residenzialità psichiatrica viene riconosciuto un ruolo strategico per
la guarigione e l’inclusione sociale. Strumentale per il raggiungimento degli obiettivi è l’attenzione ai luoghi di vita delle persone, intesi quale contesto privilegiato per promuovere le capacità relazionali e realizzare l’autonomia personale, necessarie per vivere a pieno titolo nella comunità locale. La necessità, infatti, di chiarire il ruolo e la fisionomia delle comunità terapeutiche rimane un’azione periodica ed imprescindibile anche al fine di scongiurare il configurarsi di setting abitativi riservati solo a persone con disturbi mentali gravi e marcate difficoltà di tipo psicosociale nonché socioeconomico, tali da rendere necessario un abitare ‘supportato’. L’obiettivo finale è di evidenziare le criticità, a cominciare dalla difficoltà in molte strutture di sviluppare piani personalizzati di trattamento a medio-lungo termine, nonché soprattutto di definire i percorsi terapeutici e di elaborare un documento conclusivo di indirizzo per lo sviluppo di pratiche innovative nel campo della residenzialità psichiatrica.