Sul Messaggero e sul Mattino di Napoli l’intervista di Graziella Melina al nostro Massimo Clerici, vicepresidente SIP e presidente della SIP delle Dipendenze, in riferimento alle polemiche sulle politiche antidroga del governo.
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Per Massimo Clerici, professore ordinario di psichiatria dell’università Bicocca di Milano e presidente della Società italiana di psichiatria, le dipendenze, film e immagini che passano in tv, possono rappresentare un pericolo per i soggetti più fragili.
Esiste anche un rischio di emulazione per esempio guardarla una serie tv?
Certo, l’emulazione vale per tutti, anche per i comportamenti violenti. Il problema è che non si può controllare, significherebbe censurare tutto. È la stessa logica del videogioco, certi video trasmettono violenza ma non possiamo bloccarli.
E allora come si può fare per evitare che i giovani seguano cattivi esempi?
Bisogna educare le persone e a non lanciare tematiche pericolose per i ragazzini che non hanno la capacità di discriminare. È necessario in sostanza educare i ragazzi al rischio, a cominciare dalla scuola: i primi responsabili di questo pasticcio sono gli insegnanti che fanno parte di una generazione che continua a parlare di droghe leggere e pesanti e spesso sminuisce il problema. E i familiari che non si accorgono dei comportamenti dei figli. Poi però da noi arrivano i ragazzini che sono già compromessi a causa di tutte queste sostanze.
Ma ha senso parlare di droghe leggere?
Da almeno 30 anni nei nostri manuali diagnostici non esiste più la definizione di droghe leggere e pesanti, in quanto le sostanze vengono considerate psicoattive oppure non psicoattive: ogni sostanza in grado di modificare il funzionamento del cervello dal punto di vista nei nostri neurotrasmettitori può essere considerata psicoattiva. Paradossalmente, è molo più pericolosa una cosiddetta droga leggera cioè un derivato di un cannabinoide, stimolanti oggi molti di moda fatti in laboratorio, rispetto agli oppiacei.
E anche un problema di quantità?
Certo, ormai le sostanze vengono modificate dai produttori in maniera tale da avere più principio attivo. Quindi, se un tempo si fumava marijuana al 3 per cento, i ragazzi di oggi trovano invece queste sostanze con una concentrazione del 20-30 per cento. Dunque se si assume tutti i giorni una droga di questo tipo, è chiaro che il cervello è molto più a rischio di essere danneggiato irreparabilmente.
Quali sono gli effetti?
Soprattutto nell’età in cui il cervello non è ancora completamente maturato i ragazzini sono a rischio di disturbi mentali indotti dall’uso delle sostanze: quindi la fascia maggiormente esposta è quella che si colloca oggi tra i 10 e i 15 anni: purtroppo già a questa età si comincia ad assumere prima la nicotina, che è la più importante droga di iniziazione dei ragazzi, poi immediatamente dopo, versi i 12 anni, si fa uso di cannabinoidi. Moltissimi esordi di disturbi mentali che osserviamo nella nostra terapia clinica e nei ricoveri, sono quelli indotti da sostanze.
Qual sono le droghe più pericolose?
Oggi il mercato delle sostanze è un vero supermarket, per cui i ragazzini tendono a essere poliassuntori, cioè a provare sostanze diverse. Purtroppo i produttori costruiscono le cosiddette nuove sostanze psicoattive, che sono un mix di molecole con effetti diversi: Possono stimolare allucinazioni, oppure hanno la capacità di dissociare le emozioni dal pensiero. Il mercato è straordinariamente accessibile, in buona parte su internet. Alcune persone le usano perché non vivono bene per esempio avere un certo tipo di carattere, e quindi assumono le sostanze per modificare se stessi.