In un’epoca dove l’ostentazione della ricchezza va di pari passo con il successo e sembra l’unico modo per realizzarsi, ecco come i ragazzi reagiscono al valore dei soldi. Come capire se c’è un problema.
Non si è mai parlato tanto di denaro e soldi come ora, soprattutto sui social. Un tempo era quasi un argomento tabù o di cui ci si vergognava (in un senso o in un altro), mentre l’ostentazione odierna delle ricchezze e dei guadagni fa rima con le immagini «di successo» che circolano in rete.
Il denaro però è un argomento anche profondamente emotivo, pieno di significati psicologici e convinzioni ataviche, ben al di là di una semplice necessità. In che relazione sono, nell’era dei social imperanti, i soldi e il valore di sé? Come considerano il denaro i giovani? Qual è la risposta all’antica domanda: «I soldi comprano la felicità?». E soprattutto, quando il rapporto con il denaro diventa malsano o patologico?
Lo abbiamo chiesto a Giancarlo Cerveri, psichiatra e psicoterapeuta, membro del Consiglio esecutivo della Società italiana di psichiatria.
I soldi: strumento o obiettivo?
«Partiamo dalla risposta alla domanda sulla felicità: tutto dipende da come si concepisce il denaro stesso – osserva l’esperto -: è uno strumento, che conserva quindi la funzione per cui è nato, o è invece diventato un obiettivo?».
Alcuni scienziati (tra cui il premio Nobel Daniel Kahneman) hanno cercato di capire se i soldi potessero «comprare» la felicità e, nel caso, quanti soldi servissero.
«È stato riscontrato che in alcuni casi prevale una curva definita “a plateau”, cioè il denaro migliora il livello di soddisfazione fino a un certo punto, oltre il quale l’aumento del guadagno tende a non produrre un ulteriore aumento del livello di soddisfazione. Si direbbe che si sia felici finché il denaro è davvero uno strumento per qualcosa, il motivo per cui è nato. L’appiattimento della curva si supera, infatti, quando il denaro da strumento diventa obiettivo: per capirsi, se guadagni 50 sei felice a 50, ma se guadagni 1.000 sarai felice a 2.000, se guadagni 5.000 sarai felice solo a 50.000. Non conta più cosa compra il denaro, ma solo il denaro in sé».
Il successo personale
I soldi che si ostentano e si accumulano vanno di pari passo con le storie definite «di successo» sui social che hanno come protagonisti anche giovanissimi.
Che modelli sono per i ragazzi, che messaggio veicola questa concezione del denaro?
«Che il successo si misuri sono con i soldi e che solo i soldi portino alla felicità – risponde lo specialista -. Non solo: il valore di sé si misura in denaro. I protagonisti dei social sono spesso persone che non hanno talenti o qualità, ma dimostrano tutto il loro valore con quello che guadagnano. E questo è il meccanismo che molti adolescenti vogliono replicare».
«Tutto questo rischia di diventare particolarmente sfidante per l’individuo, che viene sollecitato a trovare una strada che gli permetta di raggiungere il successo: qualunque vita, lavoro o soluzione intermedia non si può che considerare un insuccesso, perché qualunque lavoro “ordinario” risulterà fatalmente privo di successo, cioè invisibile, perché sui social chi non ha successo non c’è e questo provoca nei ragazzi un distorcimento cognitivo su quello che è la realtà».
Modelli opposti: il lavoro e le idee
Una sfida educativa importante per i genitori che vengono dalla generazione educata all’etica del lavoro: «Quando il valore della persona è dato dalla capacità di crearsi un consenso mediatico e quindi di guadagnare soldi, risulta senz’altro difficile spiegare la valenza del lavoro come elemento di crescita personale e strutturazione della propria identità», conferma lo psichiatra.
E aggiunge: «In passato i modelli di successo passavano dal saper fare al saper portare avanti le proprie idee anche a costo di un sacrificio personale (si pensi ai partigiani)».
Rapporti problematici con i soldi
Il passaggio dal denaro come strumento per comprare oggetti (o tempo) al denaro come obiettivo di vita rischia di aprire le porte a un rapporto malsano con i soldi che può sfociare nelle ludopatie, in comportamenti rischiosi o illeciti e a volte in vere e proprie sindromi patologiche.
Come riconoscere quando c’è un problema con la concezione dei soldi?
«Ci sono alcune caratteristiche riconoscibili che possono segnalare un rapporto malsano (o patologico) con il denaro – spiega Cerveri -. Il rapporto malsano si riconosce dalla tensione al guadagno, dall’utilizzo dei soldi in modo eccessivo, dall’ esporsi a difficoltà economiche non in sintonia con la reale disponibilità finanziaria. Anche dare maggiore importanza al piacere di acquisire denaro rispetto al dolore legato a un’eventuale perdita rappresenta una modalità malsana: tipicamente, infatti, è il giocatore d’azzardo che prova un piacere enorme nel guadagno e una sofferenza minuscola nella perdita. Generalmente le persone che vivono un rapporto ordinario con il denaro “funzionano” al contrario: soffrono di più se perdono 1.500 € piuttosto che se ne guadagnano 1.500. Rappresenta un approccio prudente con la vita».
«Anche considerare il denaro solo come un obiettivo (lo abbiamo accennato prima, ndr) è “malsano” e può portare ad altri distorcimenti: come quello di voler raggiungere lo scopo con qualsiasi mezzo, anche illecito. Ci sono poi rapporti con il denaro più squisitamente psicopatologici, basati su una visione narcisistica delle cose, ad esempio l’idea di avere un “diritto al denaro” che prescinde dall’elemento di realtà o l’ossessione per l’accumulo senza una reale finalità», conclude l’esperto.
Articolo di Silvia Turin per il Corriere della Sera