Un omicidio commesso senza motivo, così come il rischio di essere vittime di un assassino, rientra in quelle che sono le paure di ognuno di noi. Secondo la Società Italiana di Psichiatria, nella vicenda dell’assassinio di Sharon Verzeni “è molto presto per capire cosa sia davvero accaduto”
Secondo la presidente Sip, Liliana Dell’Osso, “è presto per parlare di una eventuale diagnosi psichiatrica in questo caso, e tantomeno per decidere quale possa essere. Anche se le prime ricostruzioni riguardo ai fatti non possono escluderla, cosi come le pregresse violenze in famiglia. Andrebbe approfondito il contesto ambientale e umano della vicenda, nonché le condizioni di possibile alterazione causata dall’uso di sostanze stupefacenti“.
“Certamente- prosegue- saranno predisposte analisi e perizie psichiatriche nei prossimi giorni, ma quello che ci tengo a sottolineare, oggi, è un’altra cosa. Rifugiarsi nella giustificazione del, possibile, disturbo psichiatrico, in casi come questi, è qualcosa che danneggia gravemente i nostri pazienti, alimentando pregiudizi ingiustificati, perché la maggior parte dei pazienti psichiatrici non commette reati né mostra comportamenti aggressivi“.
“La malattia mentale– aggiunge la presidente uscente Sip, Emi Bondi– raramente esordisce con un omicidio, ha una serie di sintomi preliminari, di segnali che ci sono prima ed hanno un loro decorso che raramente porta a comportamenti aggressivi. Il precedente della violenza in famiglia va verificato e può aiutare. Si tratta comunque di capire la reale motivazione che ha portato l’assassino a uccidere Sharon Verzeni. Anche i serial killer hanno motivazioni che li portano a fare delle scelte. Tutte condizioni da approfondire e che in questo momento non sappiamo. Non bisogna mai fermarsi all’apparenza e alle dichiarazioni rese al momento dell’arresto“.